Di seguito un lungo dibattito su repubblica tv sulle ultime vicende tibetane.
I popoli che chiedono il riconoscimento della loro peculiarità culturale, storica, ecc sono numerosi e generalmente abbastanza chiaramente schiacciati…Questo deve però essere affiancato da due riflessioni ulteriori: non è forse la suddivisione arbitraria del territori organizzati in stati una procedura di per se violenta? Che il potere sia in mano a uomini etnicamente, culturalmente, ecc affini a chi è governato rende forse il potere meno limitante della libera espressione individuale?
Per esempio la stessa unificazione d’Italia è stato un chiaro esempio di espansione coloniale, con brutalità annesse, e l’opera della televisione (naturalmente fatto reso possibile solo dopo la sua massiccia diffusione) un processo di omologazione culturale (ovviamente al ribasso).
La terra è un mosaico di incredibile ricchezza per qualità e varietà identitarie, la contrapposizione spaziale netta è un inganno, tragico per le sue conseguenze, spesso strumentalmente utile.
Non è proprio il caso, d’altra parte, di mitizzare il substrato culturale che ciascuno possiede, tentazione sempre presente soprattutto in riferimento all’eurocentricamente esotico, in quanto ovunque le ombre si affiancano alle luci. Es: in Tibet prima dei cinesi c’era una teocrazia…
Solidarietà con chi si oppone ma senza arroganti pretese di insegnare qualcosa, poiché ciascuno deve essere prima di tutto artefice della propria di liberazione.
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